giovedì 25 dicembre 2008

PRATO:   IL CENTRO.. IL CENTRO.. O LA PERIFERIA, ALLORA???

Perchè le periferie sono abbandonate? Perchè si permette il degrado sociale favorendo la delinquenza e lo spaccio? Perchè nelle periferie non si favoriscano luoghi di aggregazione sociale (spazi culturali, scuole di musica, e luoghi dove potersi confrontare e scambiare opinioni, ecc.) nei borghi periferici per contrastare il disagio sociale e offrire un opportunità in alternativa alle multisale e ai centri commerciali? PERCHE' QUESTI ARGOMENTI NON VENGONO MAI PRESI IN CONSIDERAZIONE DALLA NOSTRA AMMINISTRAZIONE?

CENTRO ANTICO RIQUALIFICATO
 
Il titolo del convegno promosso dal Comune in Palazzo Pacchiani, “Progettare insieme la città di Prato: il centro storico di Prato” propagandato come “forum di discussione con i cittadini”, era sicuramente accattivante e alte le aspettative, un po’ meno forse la partecipazione cittadina ed alcuni aspetti progettuali riguardanti i rapporti con i borghi esterni o minori. L’obiettivo principale è stato senza dubbio il progetto di recupero delle antiche mure medioevali, liberandole dai vecchi edifici , con un occhio particolare di riguardo anche al cosiddetto “macrolotto zero”. I nostri assessori all’urbanistica ed al centro storico (Ciuoffo e Gregori) si sono prodigati a diffondere il messaggio che occorre un progetto complessivo che, calato nella nostra articolata società multietnica, tenga conto anche della presenza degli immigrati e della parte buona di questo fenomeno. Per l’Amministrazione occorre quindi dare un uso nuovo al centro storico, sforzandosi di realizzare una riqualificazione dell’ambiente tenendo conto di chi abita tale luogo.
“La città antica- ha sostenuto Giuseppe Gregori – è poco meno di 1 kilometro quadrato, ma nonostante la sua dimensione deve essere la cartina di tornasole di tutta la città, un luogo dove abbiamo applicato e serviranno ancora misure di carattere estetico”.
Secondo l’assessore Ciuoffo questo convegno è stata l’occasione per dire cosa rappresenta il centro storico in città e quali valori esprime nel contesto sociale; inoltre -sempre per l’assessore- il Comune ha portato nuove funzioni nel centro storico e non il degrado, così come dichiarato da alcune parti. Anzi, per incidere ancora meglio in senso positivo, verranno liberate in alcune aree le mura trecentesche di Prato, come in piazza San Marco e nei pressi di porta del Leone, in via Cavour. A favore dell’Amministrazione ci sono poi gli interventi su palazzo Pretorio, sulla ex manifattura Campolmi, su Palazzo Vestri (ex albergo Stella d’Italia) e al giardino Banci Buonamici.

PRATO CITTA' DEL DEGRADO?

Anche il presidente della Provincia, Massimo Logli, ha sostenuto la tesi del non degrado, dicendo che i problemi nascono non dalla mancanza di interventi, ma dal fatto che la città non ha percepito di vivere in un posto di qualità, forse perchè non ci siamo ancora abituati a considerare Prato come Provincia autonoma. Una riflessione su come valorizzare la città è giunta poi dall’architetto Marco Mattei, che ha curato il recupero della Campolmi. “Il prof. Cusmano – ha detto Mattei- è intervenuto stamani parlando della priorità della residenza nella città antica, della necessità che vengano utilizzati i servizi. Ebbene, il nostro centro non è in crisi di 
degrado, così come strumentalmente viene evidenziato: ci sono sì aree di degrado, ma sono marginali nel contesto”. Mattei ha quindi tracciato la strada del “giusto riuso” dell’assetto storico di Prato, passando poi a chiedere se gli interventi che si dovranno fare devono avere una valenza di natura conservativa oppure di nuova progettualità, entrando nel merito degli interventi. “A volte – ha precisato Mattei – oltre ad avere pessima architettura, possiamo avere pessimi interventi di riuso e riqualificazione: è perciò necessario porsi sempre nella prospettiva dualistica memoria/innovazione. Vorrei chiudere l’intervento invitando tutti a cogliere l’occasione dell’intervento del recupero, ascoltando l’onda lunga della città storica”.

INTERVENTI DEL PUBBLICO

Tra gli interventi del pubblico segnaliamo quello di Fulvio Batacchi, in rappresentanza di Italia Nostra, il quale ha domandato chi è che valuta, nel caso della ristrutturazione di un edificio, la congruità dell’inserimento di un progetto all’interno del centro storico. “Ho visionati i progetti esposti –ha commentato Batacchi- e tra questi quelli di recupero di piazza S.Marco e S. Fabiano: non vorrei che la città si trovasse a fare i conti con una parte storica inframezzata da palazzi a vetri o troppo tecnologici che cozzano con il contesto: va bene l’innovazione architettonica, purché congrua con la città antica”. Dello stesso avviso una residente nel centro, la quale ha invitato l’Amministrazione a prendere in considerazione la “figura del curatore urbano”, come avviene in alcune grandi città nord- europee, che non deve essere per forza un architetto, ma una persona di grande cultura con forti valori estetici. L’architetto Ricchiuti, curatore di due progetti, ha invece evidenziato che il punto critico della ristrutturazione “non è solo la è parte estetica, ma anche la qualità dei materiali che si impiegano e le finiture, in quanto possono deteriorarsi precocemente rendendo vani gli interventi di riqualificazione”. Anche l’arch. Cantini è intervenuto criticamente, sottolineando come le risorse della città, sinora, non siano mai andate verso il centro storico e che l’identità del centro è stata valorizzata molto poco.

IL VALORE DELLE PERIFERIE

A termine degli interventi è stato quindi introdotto il secondo tema inserito nel programma del forum, ossia “Nuove centralità: riconoscimento e valorizzazione dei caratteri di borghi minori, rapporto tra centro e borghi esterni ed i confini della città densa”.
A questo punto sia gli interventi dei relatori che del pubblico hanno registrato un momento di pausa e non è seguita alcuna discussione.
Francamente siamo rimasti un po’ a bocca asciutta, perchè pensavamo che va bene lavorare sul centro, ma se alla qualità ed ai valori della città contribuiscono anche le numerose frazioni, tuttora vive ed attive in azioni sociali e dove i valori di partecipazione e senso di appartenenza non sono in crisi ma rappresentano anzi il punto di forza, allora perchè non applicare i criteri scientifici di progettazione e le attenzioni poste alla città antica anche verso i nostri “borghi esterni”? 
O vogliamo ridurre queste centralità periferiche a mere dormitori della città al servizio di centri più potenti e nobili di Prato?
Se pensiamo che esistono frazioni che, a fronte dell’esistenza di due scuole, non hanno neppure una palestra pubblica, che le aree verdi nascono sempre come interventi riparatori dopo la cementificazione e che é del tutto assente una visione di insieme che veda prima la realizzazione dei servizi, quali strade, copertura di fognature a cielo aperto già esistenti, luoghi di incontro per la cultura e per lo sport, rimaniamo stupiti e non capiamo perchè anche per questi centri minori non si possa intravedere un percorso progettuale che parli di riqualificazione, interventi con valori estetici e che risponda alla esigenze degli abitanti di questi borghi minori.
A questo punto non ci resta che sperare che la futura legislatura porti con sé una ventata di novità e di attenzioni nuove sia per i cittadini che per tutta la città, periferia compresa.

autore: Enrico Bianchi  - copyright 12/2008

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