domenica 9 agosto 2009

La macchina del pensiero è realtà Dagli Usa lo "scanner" della mente

Sull'ultimo numero di Nature: legge ciò che 'registriamo' e indovina l'immagine esatta nove volte su dieci

La macchina del pensiero è realtà Dagli Usa lo "scanner" del cervello

LONDRA - La "macchina del pensiero", ossia un apparecchio in grado
di leggere quello che ci passa per la mente, un oggetto che finora
sembrava destinato a rimanere nell'ambito della fantascienza, è
diventata una realtà. Usando uno scanner simile a quelli utilizzati
per le diagnosi negli ospedali, una squadra di ricercatori americani
ha ideato un sistema computerizzato che è in grado di indovinare,
ovvero di leggere nell'attività cerebrale, le immagini che un
individuo sta guardando.
In pratica, la macchina legge quello che il cervello umano registra.
La precisione con cui funziona è impressionante: il computer è capace
di indovinare l'immagine esatta nove volte su dieci, quando tirando
semplicemente a indovinare la percentuale sarebbe soltanto di otto
immagini indovinate ogni mille tentativi.
Lo studio solleva la possibilità che in futuro possa essere possibile
visualizzare dal pensiero scene dai sogni di una persona o da ricordi
che sono stati dimenticati. Ma comporta anche l'ipotesi di
interrogatori in cui si va alla ricerca di "crimini del pensiero",
soltanto immaginati e mai compiuti, suscitando apprensione per le
violazioni della privacy e dei diritti civili.
La ricerca è annunciata sull'ultimo numero della rivista scientifica
Nature, ed è stata anticipata con ampio risalto stamane in prima
pagina dal quotidiano Guardian di Londra.
"I nostri risultati suggeriscono che è possibile ricostruire
l'immagine dell'esperienza visuale di un uomo misurando la sua
attività cerebrale", afferma il professor Jack Gallant, neurologo
della University of California di Berkeley, che ha guidato il
progetto. "Ciò schiude enormi possibilità, presto potremo avere una
macchina capace di ricostruire in qualsiasi momento un'immagine dal
cervello umano".
La macchina funziona così. In un primo tempo lo scanner registra
l'attività del cervello mentre un individuo osserva centinaia di foto
a colori e in bianco e nero: panorami, ritratti, animali, immagini
romantiche, immagini violente, immagini di ogni genere. Quindi si
passa al test vero e proprio, esaminando l'attività cerebrale senza
sapere quale immagine la persona stia guardando. Confrontando le due
serie di immagini, il computer fa quindi la sua predizione di quello
che la persona ha guardato. Su un totale di 120 immagini, la
predizione è giusta nove volte su dieci. Su 1000 immagini, è giusta
otto volte su dieci. Gli scienziati di Berkeley calcolano che su un
miliardo di immagini, su per giù il numero di immagini che si possono
trovare su Google, la predizione sarebbe esatta nel venti per cento
dei casi.
Ma questo è solo l'inizio. Lo scanner computerizzato usato per il
test può scattare solo tre o quattro immagini al secondo. Scanner più
sofisticati e complessi potranno, in futuro, leggere con maggiore
accuratezza l'attività cerebrale e confrontarla con un più ampio
numero di immagini. "Potremo essere in grado di leggere i sogni",
dice il professor Gallant. Potrà essere possibile recuperare
frammenti di memoria rimasti "stampati" nel cervello, ma che un
individuo non ricorda più o di cui ha perso la consapevolezza. E'
anche possibile immaginare che un giorno una "macchina del pensiero"
potrà interrogare il cervello di un sospetto terrorista o di un
criminale, per farsi dire cose che costui non rivelerebbe mai di sua
spontanea volontà. Le implicazioni comportano inevitabili polemiche e
controversie.
C'è tempo, in ogni caso, per il dibattito: "Ma nel giro di 30-50 anni
cose del genere saranno a disposizione della scienza e della
società", scommette Gallant. L'uso che vorremo farne dipenderà
soltanto da noi.

ENRICO FRANCESCHINI

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